Che spettacolo a Monza

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    Verrà da dire che i raduni, come le Adunate e le feste di gruppo siano tutti uguali. Vero. Poi ogni volta c’è qualcosa in grado di stupirti, di emozionarti ancora. Come l’incanto di Villa Reale a Monza che guarda ai suoi giardini stracolmi di penne nere delle terre di Lombardia ed Emilia Romagna, insieme per il raduno del 2° raggruppamento. Domenica 19 ottobre è stata la giornata culmine, il gran finale di un programma iniziato mesi prima intessuto di conferenze e spettacoli capaci di coinvolgere personalità illustri dell’Associazione, delle Forze Armate e del giornalismo italiano oltre ai giovani delle scuole premiati in un concorso che parla di storia, del mito e dell’eroismo alpino. E non è stato un caso se, davanti a quel prato dove migliaia di penne tagliavano l’aria per incontrarsi, abbracciarsi, ritrovarsi, le autorità che si sono susseguite nei discorsi ufficiali, alzando lo sguardo, abbiano indugiato qualche istante davanti a quella vista straordinaria. Per primo il Mario Penati, presidente dell’ANA di Monza.

    Per mesi ha lavorato cercando collaborazioni, sponsor e suggerimenti. Sempre circondato da una squadra piccola nei numeri, brontolona, ma mai sfaccendata. Il Mario ci teneva, voleva che tutto fosse perfetto, che tutto fosse come lo aveva immaginato. Ed è per questo che la sua voce si è riempita di emozione quando l’immagine che aveva sognato, ora era lì, davanti ai suoi occhi. I ringraziamenti sinceri alle autorità, ai suoi alpini, a tutti coloro che hanno voluto esserci. Poi un richiamo allo Statuto dell’ANA, una sorta di risposta al perché di tante iniziative, di tanta solidarietà, di questo indomito spirito alpino. Per «tenere vive e tramandare le tradizioni degli alpini, difenderne le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta; per rafforzare tra gli alpini di qualsiasi grado e condizione i vincoli di fratellanza nati dall’adempimento del comune dovere verso la Patria».

    Un lungo e sincero applauso per lui, per le energie spese. Per quel suo carattere a tratti fumantino e facile al rimbrotto, ma impastato di bontà. Un colpo d’occhio anche per il sindaco Roberto Scanegatti che nei mesi scorsi aveva conosciuto l’operosità e la forza di questa gente: «Sono impressionanti i numeri della solidarietà alpina, è impressionante la storia stessa dell’Associazione ». E così anche per il prefetto Giovanna Vilasi che è rimasta accanto al presidente Mario Penati supportandolo nell’organizzazione: «Siete il nostro spaccato reale che ci rende fieri di essere italiani». Il saluto del generale di Divisione, nuovo comandante delle Truppe alpine, Federico Bonato che non ha voluto mancare. E quindi l’intervento conclusivo del presidente nazionale Sebastiano Favero: «…da qui vedo uno spettacolo splendido! Momenti come questi sono la sintesi di ciò che noi siamo e di ciò che vogliamo continuare ad essere!».

    Poi la sfilata applaudita da tanta gente e il passaggio della stecca tra Penati e Bertoglio, presidente della sezione di Varese che il prossimo anno ospiterà, a Busto Arsizio, il raduno. Una giornata che ha visto gente per tradizione così diversa magicamente unita: i montanari dei 1.000 metri in su, quelli del salubre clima lacustre e ancora i coltivatori delle colline piacentine, di Franciacorta e dell’Oltrepò, i “bassaroli” e poi giù, fino agli alpini di mare. Partiti dalle loro case nella frescura mattutina, sulle strade libere che la domenica concede a chi si mette in viaggio. E rientrati quando il cielo non lo si riconosce più perché è nel buio di tutto il resto. Cose alpine, difficili da spiegare.

    Mariolina Cattaneo