Centoquarant’anni di storia e dieci di missione in Afghanistan

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Oggi gli Alpini spengono centoquaranta candeline: il 15 ottobre 1872 Re Vittorio Emanuele II firma il decreto che di fatto istituisce le prime quindici compagnie alpine. Gli ultimi dieci di questi centoquarant’anni, gli Alpini li hanno trascorsi – tra l’altro – in Afghanistan, dove tuttora partecipano ad una delle missioni più rischiose e complesse dal dopoguerra ad oggi. E’ l’occasione per tracciare un breve profilo della presenza militare degli Alpini nel Paese asiatico e prima ancora per rispondere ad alcune semplici domande: chi siamo? perché siamo laggiù? cosa facciamo?

Gli Alpini della ‘Taurinense’ (circa 1500) costituiscono attualmente la base del Regional Command West, il comando NATO responsabile per la regione occidentale dell’Afghanistan, un territorio vasto quanto le regioni dell’Italia del nord messe insieme. Il generale Dario Ranieri – comandante della ‘Taurinense’ è a capo non solo dei suoi Alpini ma anche di altri duemila militari italiani di altre specialità dell’Esercito, dell’Aeronautica Militare, dei Carabinieri e della Marina Militare, cui si aggiungono i contingenti di Spagna, Stati Uniti, Lituania e altre nazioni ancora che insieme (per un totale di oltre 6.000 soldati) formano il Regional Command West della International Security and Assistance Force.

La missione del Regional Command West è quella di sostenere – sulla base di un mandato delle Nazioni Unite – il governo della Repubblica Islamica dell’Afghanistan nel creare un ambiente sicuro e favorevole per facilitare lo sviluppo sociale, economico e istituzionale del Paese.

Per assolvere la missione il generale Ranieri dispone di Task Force schierate sul campo al fianco delle forze di sicurezza afghane, di unità particolari chiamate Provincial Reconstruction Team che si occupano di realizzare progetti di assistenza e sviluppo in favore delle comunità locali e di team speciali che accompagnano in operazione le unità dell’esercito e della polizia di Kabul. Tutto questo dispositivo è integrato dagli elicotteri dell’Esercito e dai velivoli dell’Aeronautica Militare, più una serie di assetti specialistici delle trasmissioni, del genio, logistici, etc.

Gli Alpini della ‘Taurinense’ forniscono una parte importante del Comando che si trova a Herat e il grosso delle unità sul terreno, costituendo tre Task Force composite, visto che integrano contributi di altre specialità e corpi:

La TF Centre (di stanza a Shindand), su base 3° reggimento di Pinerolo, integrata da una compagnia del 9° fanteria ‘Bari’ e una del 32° genio di Torino (sempre della ‘Taurinense’)

La TF South (Farah), su base 9° reggimento dell’Aquila, integrata da una compagnia dell’8° bersaglieri e una del 32°

La TF South-East (Bakwa), su base 2° reggimento di Cuneo, che ha con sé una compagnia del 32°

A questi si aggiunge il 1° da montagna, il cui comandante è a capo del Provincial Reconstruction Team italiano di Herat.

Per gli Alpini della ‘Taurinense’ si tratta di un ritorno nella regione occidentale dell’Afghanistan, visto che giusto due anni fa rientravano dopo un turno di sei mesi svolto sotto la guida del generale Claudio Berto. In precedenza il Comando della Brigata era stato schierato a Kabul con il generale Claudio Graziano (2005-2006) e con il generale Federico Bonato (2007-2008), nel comando regionale della NATO responsabile per la Capitale afghana.

Ma la prima partecipazione risale al 2002, quando il 3° Alpini fu inviato nella regione di Kabul. Nel 2003 gli Alpini della ‘Taurinense’ contribuirono all’operazione ‘Enduring Freedom’ nella regione di Khost: comandati dal generale Giorgio Battisti furono gli Alpini abruzzesi del 9° a costituire il primo contingente ‘Nibbio’. Da allora in poi si sono succeduti – tra le regioni di Kabul e di Herat – quasi tutti i reggimenti di fanteria e di artiglieria della ‘Taurinense’ e della ‘Julia’, cui si aggiunge il periodo del generale Fausto Macor alla guida del Regional Command West (2007-2008), che fu affidato alla ‘Julia’ ancora due volte: nel 2008-2009 con il generale Paolo Serra e nel 2010-2011 con il generale Marcello Bellacicco.

Dieci anni di sforzi e di risultati tangibili: l’Afghanistan è oggi un posto migliore di quello che era dieci anni fa, come testimoniano i dati sulla crescita delle forze di sicurezza afghane – che oggi sono largamente autonome nel controllo del territorio – e quelli sulla scolarizzazione e sullo sviluppo delle comunicazioni.

Sforzi complessi che sono costati impegno, fatica ma anche sacrifici estremi: quelli dei 48 caduti italiani, 18 dei quali sono penne nere. Tra gli Alpini scomparsi figurano una Medaglia d’Oro al Valor Militare e una d’Argento, li ricordiamo tutti ancora una volta in questo giorno speciale