Campi di accoglienza… in Mozambico?

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    La prima pagina de L’Alpino di luglio 2012, ritrae l’alpino Diego Gottarelli in compagnia di due bambini di colore. Immagine bellissima cha tanto fa onore alla solidarietà di cui noi italiani siamo capaci specie in situazioni estreme quali il recente sisma in Emilia Romagna.

    Colpisce però che, né in primo piano, né sullo sfondo dell’immagine, si intraveda anche un solo bambino bianco, quindi presumibilmente italiano. Pare dunque che la foto sia stata ripresa in Mozambico od in altro paese africano. Inoltre, all’interno delle pagine del giornale, non sono raffigurate persone di colore o altri extracomunitari con una carriola o una pala in mano intenti a ripulire le macerie, in compenso al momento della distribuzione del pranzo, pare che i commensali siano per la maggioranza non italiani. Integrazione e solidarietà? Sono pienamente d’accordo, però… Quasi certo che quanto da me scritto non sarà pubblicato, d’altre parte è già successo per altri argomenti, gradirei comunque una risposta.

    Bruno Tron – Gruppo di Perrero (Torino)

    Rompo le tue certezze e pubblico, anche se mi spiace un po’ il tuo tono di provocazione o forse di sfida, quando dici di essere sicuro che non pubblicheremo. A L’Alpino non ci sono preclusioni o corsie privilegiate. Si pubblica ciò che può essere interessante e soprattutto che dice qualcosa di nuovo. Quindi niente tiritere su argomenti detti e stradetti in tutte le salse e neppure calar di brache se qualcuno batte i pugni. Per entrare nel merito del tuo scritto trovo molto strano il fatto che qualcuno trovi strana questa foto. Io nei campi di accoglienza ci sono stato e ho ascoltato, guardato e fatto fotografare ciò che ho visto. E ho visto tante cose. Me ne ricordo tre in particolare. La prima è la grande maggioranza di immigrati, coi loro bambini. Non ho visto bambini italiani, perché quelli, o erano presso parenti in case sicure, o erano in vacanza in qualche centro turistico. Inoltre considerato che la maggioranza dei presenti erano immigrati, questo era dovuto al fatto che la maggior parte di loro viveva in case malandate, quelle con gli affitti bassi per risparmiare, che sono state le prime a subire i danni e a crollare. La seconda cosa che ho visto, anzi sentito, è che questi immigrati sono una delle principali risorse per far andare avanti la macchina produttiva di quelle terre prospere. Una manodopera indispensabile, che va apprezzata quando ha la schiena curva ma anche quando siede alla mensa di un campo alpini. La terza cosa che ho visto è stato il cuore e il servizio dei volontari: generosi, gioiosi, disinteressati, efficienti… perché voler bene non si misura sugli altri ma sulla grandezza del proprio animo.