«Avvanti Alpini!»

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    Nacque a Sampierdarena il 4 agosto 1860 a mezzanotte, e battezzato il giorno seguente con i nomi di Antonio Tomaso nella chiesa di Santa Maria della Cella e San Martino. Il padre Felice Cantore era un casellante ferroviario e la madre Maria Ferri, casalinga. Il piccolo Antonio vide la luce nel casello ferroviario che si trovava – e si trova ancor oggi, trasformato e abbandonato – nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria di via di Francia.

     

    Il futuro generale alpino, rampollo di una famiglia originaria di Chiusa di San Michele in Val di Susa, ebbe quindi i suoi natali a due passi dal mare. Crebbe animato da una grande passione per le montagne e dopo aver frequentato l’istituto tecnico “Vittorio Emanuele II” di Genova, entrò all’Accademia Militare di Modena. Terminata la Scuola Militare nel 1880, fu assegnato dapprima alla fanteria.

    Promosso maggiore nel 1898 passò agli Alpini fino alla nomina a colonnello nel 1908, quando fu assegnato al comando dell’88º reggimento di fanteria. Pochi mesi dopo, però, rientrò negli Alpini impegnandosi fortemente nella costituzione del nuovo 8º reggimento, di cui fu orgogliosamente il primo comandante. A questa nuova unità Cantore dedicò tutta la sua passione e la sua anima di Alpino, forgiando a sua misura i ruvidi e forti montanari che ne ingrossavano le file. Nel 1913 combatté in Libia nel conflitto italo-turco al comando dell’8º reggimento speciale, ribattezzato “Reggimento Cantore” o “Colonna Cantore”. Le imprese libiche cementarono la sintonia di intenti e la stima reciproca tra comandante e truppa.

    Fu allora che iniziò a formarsi il mito di questo comandante “sui generis”. Il colonnello dall’impermeabile ampio e scuro diventò famoso tra i suoi uomini e i suoi ufficiali per l’incitamento che urlava con tipica cadenza genovese mentre procedeva a cavallo, non disdegnando epiteti coloriti: «Avvanti! Avvanti!» e si conquistò la fama di “immortale” per non essere mai stato colpito pur avanzando in prima fila a rincuorare i suoi Alpini. Il generale aveva un temperamento difficile, chiuso, autoritario, era di modi bruschi e spicci, dal “cicchetto” facile, dal parlare piuttosto fiorito e ad un primo impatto induceva al risentimento. L’atteggiamento brusco nascondeva l’affetto e la preoccupazione per i suoi Alpini: era un comandante che non ordinava di andare avanti, ma andava avanti lui per primo!

    Una cosa inaudita a quei tempi, ecco perché gli Alpini lo consideravano “uno di loro”, chiamandolo “el vecio”, “Toni”, “el colonel Toni”. Allo scoppio della Prima guerra mondiale portò i suoi Alpini di slancio sul Monte Altissimo, sulla sponda orientale del lago di Garda, da cui audacemente piombò su Ala di Trento impadronendosene il giorno 27 maggio. L’intento era quello di arrivare rapidamente a Trento prendendo di sorpresa il velo di truppe avversarie ancora in via di assestamento. Ma Cantore e i suoi Alpini dovettero fare i conti con la titubanza strategica e l’impreparazione dei Comandi superiori che vedevano soltanto nello sfondamento sul Carso la via per una rapida conquista di Vienna e quindi la soluzione del conflitto. Il 29 giugno 1915 fu assegnato al fronte dolomitico, al comando della II Divisione Val Boite-Cadore, nella zona di Cortina d’Ampezzo.

    Insofferente all’inazione, individuò nella Val Travenanzes, al di là delle Tofane, la porta per far raggiungere rapidamente alle sue truppe la Val Pusteria e quindi l’Austria. A luglio predispose i piani per un’avanzata tra la Tofana di Rozes e quella di Mezzo, per forzare la Forcella di Fontananegra tra Punta Marietta e Punta Anna e prendere così alle spalle gli austroungarici scendendo tra i roccioni del Masaré. Durante una ricognizione in prima linea per studiare il terreno, il 20 luglio 1915 fu colpito in fronte dalla pallottola di un cecchino: cadde tra i suoi soldati. Gli fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Le sue spoglie riposano ora nel sacrario di Pocol, sopra Cortina, accanto ai resti di migliaia di soldati caduti su quelle montagne nei seguenti due anni di guerra.

    Il ricordo di Antonio Cantore è ormai legato al suo immaginario “Paradiso”. Nel primo dopoguerra Maso Bisi, giornalista del Corriere della Sera, in una serie di articoli poi raccolti in un libretto, immaginò una sorta di Paradiso parallelo e riservato dove il generale, primo arrivato, accoglieva in rassegna i battaglioni degli Alpini Caduti per la Patria. La trovata piacque assai e venne subito adottata dalle penne nere. La suggestiva idea si è adattata perfettamente allo spirito alpino, tanto che a distanza di quasi un secolo, quando un Alpino “va avanti”, lo immaginiamo salire al “Paradiso di Cantore”, accolto dal generale Toni in piedi, avvolto dal suo pastrano nero.

    Angelo Grossi

    Domenica 19 luglio 2015, Forcella Fontananegra, Tofane La mattina cerimonia di ricordo e Messa al cippo, eretto sul luogo dove morì il gen. Cantore. Nel pomeriggio visita alla tomba di Cantore nel sacrario di Pocol. Seguirà un omaggio al monumento di Cortina d’Ampezzo dedicato al generale.