APPROFONDIMENTI Dalla Drle de guerre alla Seconda Guerra Mondiale. Precedenti e sviluppi a carattere politico diplomatico e militare

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Il Trattato di Versailles del 28 giugno 1919 impose alla Germania una serie estesa di cessioni a carattere territoriale, onerosi risarcimenti economici finanziari e stretti vincoli nella sfera politico diplomatica, nonché pesanti limitazioni nel settore industriale militare. I governi alleati vincitori, in particolare Francia e Gran Bretagna non concordarono completamente, sia in fase preliminare, sia in quella attuativa, sull’applicazione assoluta ed integrale delle norme del trattato negli anni che seguirono la pace europea.

La Francia memore degli immensi sacrifici umani sostenuti, delle devastazioni subite, dilaniata internamente da crisi e dissensi politici e civili pretendeva l’applicazione dei vincoli del trattato senza alcuna eccezione ed attenuazione, ossessionata dalle esigenze di sicurezza nazionale sui suoi confini orientali. La Gran Bretagna, grande potenza coloniale, non vedeva invece di buon occhio l’indebolimento eccessivo, sul piano economico e finanziario, della Germania perché, tra l’altro, sensibile e preoccupata del mantenimento dei suoi primati commerciali e marittimi, in particolare, per quanto era attinente alle esportazioni e alla movimentazioni delle merci; una Germania ridimensionata industrialmente non poteva soddisfare appieno le sue primarie esigenze nazionali.

La Germania, vinta ma non sconfitta, secondo il pensiero di alcuni storici, non si rassegnò al nuovo status . Umiliata, avendo perso anche le caratteristiche di potenza coloniale, alle prese con sollevazioni interne e governi che si succedevano a ritmi inaccettabili, sotto il profilo istituzionale, era alla ricerca affannosa di una nuova identità, comunque sempre nel solco delle tradizioni che l’avevano vista primeggiare ed affermarsi come potenza continentale. Il popolo tedesco, profondamente deluso e oppresso dalle condizioni e limitazioni imposte dal trattato, pur insofferente al traumatico avvicendarsi dei vari governi della Repubblica di Weimar, si inaspriva e covava nel profondo il sentimento della rivincita. In questo quadro di estrema instabilità ed insicurezza interna fece la sua apparizione Hitler che, dopo alterne vicissitudini anche cruente e tentativi frustati, prese il potere nel 1933.

Con l’avvento al potere di Hitler la politica estera della Germania subì una svolta pericolosa in quanto il regime nazista si era prefissato di conseguire due obiettivi prima di realizzare, a spese dei popoli dell’Europa orientale, lo ‘spazio vitale’ (Lebensraum): il riarmo ed il ricongiungimento delle genti tedesche al Terzo Reich. Per avere mano libera a realizzare il suo ‘programma di rigenerazione’, Hitler nell’ottobre del 1933, ritirò la Germania dalla Società delle Nazioni provocando una ulteriore tensione internazionale. Con tale clamorosa decisione Hitler aprì la strada al riarmo e fu il primo grave rifiuto tedesco all’assetto stabilito dal Trattato di Versailles. Per avere frontiere sicure ad est, il 26 gennaio 1934, Hitler firmò un trattato di non aggressione con la Polonia e un anno dopo un patto navale con l’Inghilterra. Vale la pena di ricordare che quando nel gennaio del 1933 Adolf Hitler assunse la carica di Cancelliere si trovò a disposizione le Forze Armate più moderne, più organizzate e più addestrate di quei tempi.

L’artefice di questa straordinaria opera fu il feldmaresciallo Hans von Seeckt che forgiò uno strumento operativo la Reichswehr una potente e flessibile forza armata, dotata di concezioni strategiche e tattiche all’avanguardia rispetto a tutti gli eserciti europei allora esistenti. Si può ritenere che la strategia e le tattiche adottate nel corso delle campagne del 1939 1940 specie quelle relative alla stretta cooperazione tra formazioni corazzate spinte in profondità ed aerei derivarono in larga misura da quelle elaborate dal Truppenamt (Stato Maggiore tedesco) durante gli anni venti. La Francia preoccupata dalle iniziative bellicose di Hitler, per rafforzare la sua sicurezza concluse alleanze con il Belgio, la Polonia e la Russia. Fu una sfida aperta alla Germania che mise in serio pericolo il sistema di sicurezza europeo già molto fragile a causa di una Europa disunita e incerta su i provvedimenti da prendere nei confronti della Germania che diventava ogni giorno più forte. Dinanzi alla cecità delle nazioni e all’atteggiamento benevolo, quasi di accomodamento, Hitler, senza incontrare opposizione, l’11 marzo 1938, effettuava l’Anschluss e si annetteva così l’Austria. Inghilterra e Francia protestarono ma rimasero inerti di fronte alle mire di espansione del dittatore nazista.

Dopo l’annessione dell’Austria, per frenare i venti di guerra e per trattare con Berlino, che aveva dato inizio ad una offensiva diplomatica contro la Cecoslovacchia, su iniziativa di Mussolini, d’intesa con Francia e Inghilterra, fu organizzata una conferenza a Monaco. La Conferenza di Monaco (29 30 settembre 1938), che si tenne fra i capi di governo di Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia, si concluse con l’Accordo di Monaco che portò all’annessione di una porzione di territorio cecoslovacco allo Stato tedesco, il territorio dei Sudeti (popolazione di etnia tedesca), che venne immediatamente annesso alla Germania nell’ottobre del 1938. Alcuni mesi dopo, nel marzo del 1939, il Terzo Reich occupava la Cecoslovacchia e proclamava il Protettorato di Boemia e Moravia. Questi nefasti avvenimenti dimostrarono l’incapacità dell’Inghilterra e della Francia di reagire alla violenza nazista e il completo fallimento della politica di Appeasement degli anglo francesi. Incapacità che Hitler seppe sfruttare abilmente occupando prima la Cecoslovacchia e poi la Polonia (1º settembre 1939).

Hitler, dopo aver riportato la Germania su una posizione importante sulla scena mondiale, si mosse per conseguire il suo obiettivo finale: il 24 ottobre 1938, il ministro degli esteri von Ribbentropp chiedeva all’ambasciatore polacco a Berlino che la Polonia consentisse la ‘riannessione di Danzica al Reich’ e l’ autorizzazione a costruire una strada e una linea ferroviaria attraverso il corridoio polacco. Il 21 marzo 1939 i polacchi respingevano le richieste del governo tedesco, pochi giorni dopo Hitler dava ordini al Comando Supremo di elaborare un piano per l’invasione della Polonia e il 23 marzo, per dimostrare le sue intenzioni, le truppe tedesche occupavano il porto di Memel in territorio lituano, sito al confine con la Polonia. In presenza di ulteriori atteggiamenti aggressivi della Germania, la Gran Bretagna, il 27 marzo 1939, stipulava con la Polonia un accordo segreto di assistenza ove si precisava che se la Polonia fosse stata attaccata dai tedeschi la Gran Bretagna avrebbe ‘impiegato tutte le sue forze e risorse per fornire assistenza’.

L’accordo fu reso pubblico il 31 marzo. Oltre alla Polonia, la Gran Bretagna, accordava la sua assistenza alla Romania e alla Grecia (13 aprile) e alla Turchia (12 maggio) specificando che avrebbe onorato i suoi impegni. Mentre avvenivano quegli avvenimenti, il 3 aprile, Hitler impartiva ordini al generale Keitel, capo di stato maggiore della Wehrmacht, di preparare il ‘Piano Bianco’ per l’invasione della Polonia a partire dal 1º settembre 1939. L’Italia, dopo una serie di incontri con i tedeschi, il 22 maggio 1939, firmava a Berlino un trattato di alleanza, il Patto d’Acciaio, con il quale Mussolini si schierava a fianco della Germania. Durante la lunga estate del 1939 vi furono intense trattative: i Capi di governo ed i diplomatici non fecero altro che bluffare, in particolare Hitler, blandire, minacciare, consultarsi e contrattare; la posta in gioco era altissima, la tensione enorme. Poi si verificò lo Shock diplomatico che paralizzò gli stati occidentali: la decisione della Russia sovietica di accordarsi con la Germania nazista pose in essere uno dei più clamorosi rovesciamenti di alleanze.

In caso di una aggressione tedesca diretta alla Polonia, anche i francesi assicuravano il proprio sostegno militare al popolo polacco. Deciso a evitare la guerra su due fronti, Hitler, dopo intense trattative segrete con la Russia, il 23 agosto 1939, stipulava a Mosca un patto segreto di alleanza e di non aggressione tra Germania e URSS che decretava l’atto di morte anticipato dell’indipendenza polacca e la definizione con l’alleato sovietico di zone di interesse delle rispettive nazioni in Europa orientale. Le conseguenze del patto Germania URSS furono devastanti. Rassicurato ad oriente dal patto di intesa con la Russia e quindi, libero dal pericolo di una guerra su due fronti, occidentale e orientale, come era rovinosamente avvenuto per la Germania nel 1º conflitto mondiale, il 1º settembre 1939 le truppe tedesche, senza dichiarare guerra, attraversavano la frontiera polacca e invadevano, con una violenza inaudita, la Polonia. Con questo atto iniziava la guerra tedesca polacca che nel giro di pochi giorni diventava una guerra europea tra Germania contro Inghilterra, Francia e Polonia.

Due armate germaniche (62 divisioni, delle quali 6 corazzate e 10 motorizzate appoggiate da 1300 cacciabombardieri) aggredivano le deboli forze polacche, prive di divisioni corazzate e male equipaggiate, che nel giro di pochi giorni vennero semidistrutte. Il 3 settembre Francia e Inghilterra dichiaravano guerra alla Germania e non alla Russia che era alleata della Germania, che pure lei si era spartita con i tedeschi la Polonia come previsto dagli accordi del 23 agosto. Il 7 settembre l’Inghilterra dava inizio al blocco economico totale verso la Germania. Il mattino del 9 settembre 1939, durante l’invasione della Polonia, Hitler diramava una dichiarazione specificando che ‘la Polonia non doveva essere ricostruita, e che la Germania desiderava la pace e non aveva nessuna rivendicazione nei confronti della Francia e Inghilterra’. Spettava al primo ministro Neville Chamberlain decidere se continuare la guerra o giungere ad un accordo. In Gran Bretagna le proposte di pace di Hitler erano inaccettabili e vennero respinte. Il primo ministro francese Daladier rispondeva a Hitler che ‘noi abbiamo le armi contro l’aggressione e non le deporremo solo quando avremo la garanzia di una sicurezza che non sia messa in questione ogni sei mesi’.

Il 17 settembre, alle 6 di mattina, l’Armata Rossa attraversava il confine orientale e attaccava la Polonia già stremata dalla guerra lampo dei tedeschi. I resti dell’esercito polacco che erano riusciti a ripiegare verso est, per sfuggire alla pressione tedesca, si trovarono a dover combattere contro i Russi. L’Armata Rossa incontrò scarsa resistenza, in pochi giorni di lotta, fu occupato tutto il territorio previsto dagli accordi stipulati a Mosca il 23 agosto. Dopo il crollo della Polonia, il 30 settembre, si costituiva in Francia un nuovo governo polacco sotto la presidenza del generale Sikorski. Durante questo travagliato periodo la politica della Francia e della Gran Bretagna fu contraddistinta dal clima dell’Appeasement (di accordo o riappacificazione) e condizionata dalla esiziale debolezza dello strumento militare oltre che del ritardo alla corsa degli armamenti. In Francia, alle prese con problemi interni di carattere politico (antimilitarismo e scandali) e civile (scontri tra opposte fazioni, sollevazioni e proliferazione di scioperi), la gerarchia militare era profondamente influenzata dalle ormai superate concezioni operative della vittoriosa conclusione del 1º conflitto mondiale ed ancorata a criteri e concetti difensivi.

Tale concezione si poggiava sulla realizzazione della linea fortificata Maginot una corazzata sulla terraferma come era definita a quei tempi peraltro incompleta tra Longwy ed il mare. Il pensiero militare francese non aveva aggiornato i procedimenti strategici e tattici esistenti nel 1918 e continuava a ritenere, specie negli alti gradi, molto avanti negli anni, che la difesa fosse intrinsecamente superiore all’attacco. La Drôle de guerre , la strana guerra o la guerra seduta (la Sitzkrieg chiamata dai tedeschi) o in altre dizioni come fu definita è da inquadrare nel contesto sopra delineato. A ovest, i francesi e gli inglesi, dopo aver mobilitato, non avevano intenzione di muovere contro la linea ‘Siegfried’, anche se difesa da forze ridotte e rimasero nelle loro trincee, spettatori della sconfitta del loro alleato polacco. L’opinione pubblica francese e inglese erano molto contrarie alla guerra.

All’inizio delle ostilità dietro alla linea ‘Maginot’ erano schierate circa 70 divisioni francesi cui si aggiunse, verso la fine di settembre, un Corpo di Spedizione britannico (B.E.F.), forte di 160.000 uomini. Lungo la linea ‘Siegfried’, contrapposta in parte alla Maginot, ancora carente sotto il profilo dell’efficienza e dell’azione di arresto, era difesa da un numero limitato di grandi unità di 2ª linea non ancora adeguatamente addestrate e senza la disponibilità di riserve ai vari livelli. Per comprendere come era lo scenario di allora riporto quanto espresso dallo storico inglese Arthur Koestler: parlammo con molti soldati. Erano nauseati dalla guerra ancora prima che avesse avuto inizio……volevano tornare a casa e non si curavano minimamente di Danzica e del corridoio…..Provavano affetto per la Francia, ma non vero amore; provavano risentimenti per Hitler a causa di tutto lo scompiglio che aveva creato, ma non vero odio.

L’unica cosa che realmente odiavano era l’idea della guerra . Il comandante dell’esercito francese, generale Maurice Gamelin, pur avendo una buona superiorità di forze, si limitò ad effettuare delle azioni di carattere locale che portarono ad occupare qualche villaggio nel territorio tedesco della Saar. Dopo il crollo della Polonia, inglesi e francesi, non erano più nelle condizioni di effettuare una efficace offensiva contro la linea ‘Siegfried’, ora presidiata dal grosso dell’esercito tedesco recuperato dal fronte orientale. Infatti a metà di ottobre dopo aver concentrato le armate sul fronte occidentale, la Germania si riprese quelle modeste posizioni perdute mentre l’esercito francese si ritirava dietro alla linea ‘Maginot’ (una robusta linea fortificata in cemento armato, lunga centinaia di chilometri, costruita tra gli anni 1928 1935), senza contrastare l’avversario.

Dopo aver ceduto ai tedeschi quei piccoli tratti di territorio in precedenza conquistati, sul confine franco tedesco, la guerra buffa o strana guerra , come la denominavano i francesi, si limitava a qualche timida incursione ed a sparare qualche sporadico colpo di cannone; i comandi dei reparti avevano ricevuto l’ordine di non sparare per non provocare il nemico. Infuriava invece la guerra di propaganda e psicologica, alimentata dal dottor Goebbels e dai suoi esperti. Sulla sponda tedesca del Reno, i soldati tedeschi esponevano cartelloni con scritti in lingua francese del seguente tenore: ‘Noi non vogliamo fare la guerra ai francesi’. Questo tipo di propaganda continuò per alcuni mesi. La radio tedesca svolgeva una sistematica propaganda attraverso slogan che avevano lo scopo di creare dei contrasti tra Francia e Inghilterra, mentre l’aviazione tedesca lanciava sui paesi e città migliaia di manifestini per spiegare ai francesi che la Germania non voleva la guerra con la Francia.

Sino al 10 maggio 1940, i due contendenti, in quella fascia di territorio, si limitarono ad effettuare delle schermaglie locali alle quali volutamente per opposte ragioni e convinzioni non si rispondeva. Anche l’aviazione si astenne da operazioni importanti: solo qualche combattimento fra caccia, ma per evitare reazioni da parte dell’avversario, nessuna azione di bombardamento da parte dei franco inglesi venne effettuato sul territorio nemico. In Francia, sul fronte franco tedesco, nell’autunno del 1939, non si combatté una vera guerra ma bensì una guerra finta quasi tacitamente concordata: ogni contendente cercò di equilibrare, con un costante fuoco di sbarramento di parole , la mancanza di proiettili che sparava contro l’altro. Il 10 maggio, alle ore 05.35, scattava il piano Sichelschnitt (in codice Colpo di falcetto) e le forze armate francesi, con il rinforzo del B.E.F. (Corpo di Spedizione inglese), vennero stroncate in poco più di due settimane; ma questo straordinario e inaspettato epilogo rappresenta un altro capitolo del più ampio evento che fu la 2ª guerra mondiale.

Tullio Vidulich