AOSTA – Addio alla Testafochi

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    Il gen. Antonio Maggi, comandante del Centro Addestramento Alpino, ha consegnato le chiavi della caserma Testafochi al presidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta, Augusto Rollandin. L’atto simbolico ha segnato il passaggio di proprietà della struttura destinata ad accogliere l’Università della Valle d’Aosta, e ha sancito la fine della storica caserma di Aosta che ebbe inizio nel lontano 1887 con la costruzione della “caserma alpina” al Plot, l’antica piazza d’armi cittadina.

     

    All’epoca vi era un unico edificio: l’odierna Palazzina Beltricco. Solo nel 1934 la caserma assunse la sua struttura attuale per ospitare i btg. Aosta, Intra e Ivrea del 4° Alpini. Il pluridecorato reparto, la caserma e la città hanno formato da allora un trinomio indissolubile, che il tempo ha riempito con emozioni, esperienze e ricordi di generazioni d’alpini valdostani e piemontesi. Ecco perché erano in tanti all’ultimo ammainabandiera in caserma: un migliaio di alpini e familiari, ventiquattro vessilli sezionali e oltre centocinquanta gagliardetti, una ventina di generali in servizio e in quiescenza, la fanfara della brigata Taurinense e il coro sezionale Monte Cervino che, con la musica, hanno reso il mo- AOSTA Addio alla Testafochi mento ancora più emozionante. Durante la cerimonia hanno preso la parola il gen. Maggi, lo storico Gianfranco Ialongo che ha tracciato la storia della caserma e il generale Aldo Varda, già comandante di Compagnia nel btg. Aosta e poi comandante della SMALP.

    Varda ha ricordato le attività quotidiane alla Testafochi quando il battaglione Aosta era il reparto dimostrativo dell’Esercito Italiano. Nella sua esposizione si sono susseguiti i nomi delle tante località che videro il reparto in esercitazione oppure in servizio di ordine pubblico, ma anche i nomi dei tanti alpini conosciuti. Un ultimo ricordo per i muli che, in quegli anni, furono i fedeli compagni degli alpini. La sua testimonianza, conclusasi con un commosso: «Ch’a cousta l’on ch’a cousta, viva l’Aousta!», ha preceduto i discorsi del vicepresidente vicario dell’ANA Renato Zorio, del sindaco di Aosta Bruno Giordano, del gen. Claudio Graziano, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e del presidente Augusto Rollandin. La Preghiera dell’Alpino, l’ammainabandiera e la consegna delle chiavi hanno chiuso una cerimonia che ha lasciato il groppo in gola a molti. Una malinconia che forse nemmeno il tempo saprà guarire.