Alpini in politica

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    Nel lontano 1973 sono stato chiamato a prestare servizio militare come alpino presso la caserma Battisti di Vipiteno. Dal 1976 sono iscritto all’Ana condividendone lo statuto e i principi. Purtroppo devo constatare che, col passare degli anni, i valori perseguiti sono stati progressivamente travisati e annacquati fino a trasformare alcuni Gruppi di paese in qualcos’altro, un qualcosa di molto simile ad una delle tante associazioni di volontariato certamente e sicuramente meritevoli, all’interno delle quali tutti, alpini e non, possono partecipare e dare il proprio contributo, ma senza dubbio un’altra cosa rispetto all’associazione di coloro che, da regolamento, possono indossare il cappello. 

    Infatti, anche se il singolo alpino, in quanto cittadino, può avere un proprio orientamento politico, l’Ana è per suo statuto apartitica. Purtroppo c’è ancora chi considera gli alpini un ricco bacino elettorale. Non è difficile riscontrare figure politiche e della pubblica amministrazione che si propongono spesso come sostenitori e “santi patroni” degli alpini, inserendo in occasione delle elezioni, nelle liste appositamente camuffate dalla denominazione “lista civica”, figure rappresentative riconducibili agli alpini. Ma quanto è sottile la linea di demarcazione tra i normali rapporti istituzionali e il petulante tentativo di ingerenza nella vita dell’Associazione? Esiste un limite oltre il quale sia i politici che coloro che hanno cariche elettive all’interno delle singole associazioni non dovrebbero spingersi?

    Ermes Faustin

    È chiaro che gli alpini devono evitare di strumentalizzare l’Ana per fini di interesse privato, così come lasciarsi strumentalizzare dalla politica. Ma a nessun alpino è fatto divieto di servire come amministratore il proprio Paese. L’importante è che, qualora ricopra cariche istituzionali all’interno dell’Ana, si dimetta dall’incarico al momento di candidarsi. Se poi un bravo alpino sa anche amministrare bene, è tutto oro colato.