Al vescovo la Preghiera piace

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    Al vescovo di Como piace molto la “Preghiera dell’Alpino”, tant’è vero che l’ha ascoltata scortando il vessillo della Sezione locale, durante una cerimonia speciale in Valle d’Intelvi il 22 agosto. Monsignor Diego Coletti, vescovo di Como, stima molto gli alpini e li frequenta in diverse circostanze. L’ultima è stata la consacrazione del nuovo altare posato nella chiesa di San Zeno, in occasione dell’inaugurazione dell’edificio, interamente ricostruito in vent’anni di lavoro. La chiesa, forse il punto più panoramico della Valle Intelvi, sorge in vetta ad una montagna isolata dalle altre, proprio al centro della valle.

    Una specie di cono rovesciato, che si raggiunge percorrendo un sentiero molto ripido, partendo dal paesino di Cerano. La chiesa ha esattamente otto secoli. Fu costruita nel 1215 da alcuni “Magistri costruttori” intelvesi di ritorno da Verona, dove avevano collaborato all’edificazione della cattedrale del Santo Patrono, appunto San Zeno. Meta per secoli di pellegrinaggi, fu completamente distrutta da un fulmine a metà degli anni Cinquanta. Una mattina, dopo un temporale eccezionale, gli abitanti della valle guardarono verso il monte, ma non trovarono più San Zeno. Fu solo nel 1996 che un gruppo di amici, guidati dall’alpino Agostino Peduzzi, decise di ricostruire la chiesa, riutilizzando prevalentemente i materiali originari. E Agostino, Consigliere sezionale referente per tutti i Gruppi della valle, non ha fatto altro che suonare la tromba e gli alpini sono arrivati in massa a dargli man forte. La scomodità del luogo e la complessità del lavoro hanno richiesto un tempo molto lungo, ma il risultato è stato eccellente. Tra le curiosità, il pavimento contiene una piastrella con le impronte dei piedi del past president Corrado Perona, impresse in occasione di una sua visita in valle. Il vescovo, accompagnato fin dove possibile con un piccolo mezzo fuoristrada, è stato scortato nell’ultimo tratto dagli alpini e dalle loro insegne. Presente anche il vallintelvese Consigliere nazionale Giovanbattista Stoppani, che da bambino fu proprio testimone del crollo della chiesa. Prima dell’inizio dei riti, il vescovo ha ascoltato la nostra Preghiera, scortando il vessillo e appoggiando una mano sulla spalla dell’alfiere, dando un forte segnale di fratellanza e condivisione. Finito tutto, ha stappato una magnum di spumante, aiutato dal Presidente di Sezione e da Agostino, quasi come per il varo di una nave. «E vi raccomando» ha detto scherzando «non dite che il vescovo beve, vi ho solo aiutati a far festa».

    Enrico Gaffuri, Presidente Sezione di Como

    Meno male che non tutti i fiori hanno lo stesso colore. Grazie!