Agli alpini il Premio fedeltà alla montagna per il recupero dei manufatti della Grande Guerra

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    Chi aveva il dominio delle vette sovrastava il nemico, era pensata così la guerra agli inizi del ‘900. Su gran parte del fronte i soldati scavarono per chilometri vette e montagne creando trincee, camminamenti, rifugi e postazioni. Uno spettacolo grandioso e al contempo terribile. Quando la guerra finì, quelle opere che si estendevano dall’Ossola alla Carnia caddero lentamente nell’oblio.

     

    Non proprio del tutto però, perché gli alpini, che non hanno mai smesso di andare in montagna, sono tornati a visitare quei luoghi della memoria e vogliono mantenerli intatti. Sono iniziati così, trent’anni fa, i lavori di recupero. Alcune penne nere dei Gruppi e delle Sezioni ANA, spontaneamente e con tanta buona volontà, cominciarono a sistemare i manufatti della Grande Guerra, salvando dalla dispersione uno dei più grandi musei a cielo aperto del mondo. Nel 2008, l’edizione speciale del Premio fedeltà alla montagna , celebrato nel 90º anniversario della fine della Grande Guerra, è stata dedicata proprio a loro.

    La cerimonia di consegna si è svolta domenica 6 luglio al Passo Falzarego, alla presenza del Labaro dell’ANA, dei gonfaloni della Provincia di Belluno, dei Comuni di Cortina, Livinallongo, di 43 vessilli sezionali e centinaia di gagliardetti in rappresentanza dei gruppi, dei rappresentanti dell’IFMS, dei reduci sloveni e dell’Associazione Combattenti e reduci. Al centro del piazzale della funivia hanno reso gli onori un reparto in armi del 7º Alpini con la fanfara della brigata Julia, mentre sullo sfondo sventolavano le bandiere dei 12 Paesi che parteciparono alla guerra.

    In tribuna d’onore, accanto al presidente nazionale dell’ANA Corrado Perona, c’erano le autorità civili e militari: il comandante delle Truppe alpine generale Bruno Petti, il presidente della provincia di Belluno Sergio Reolon, il sindaco di Cortina Andrea Franceschi e i rappresentanti delle Associazioni d’Arma. La S. Messa, accompagnata dal coro di Cortina, è stata concelebrata, in latino, dal vicario del vescovo di Belluno e Feltre mons. Luigi Del Favero, da mons. Franco Troi e da don Lorenzo Cottali, cappellano del Comando Truppe alpine.

    Al termine della funzione religiosa il presidente Perona ha ricordato che il segnale forte che l’Associazione vuol trasmettere con le celebrazioni nel 90º anniversario della fine della guerra è quello della fratellanza tra i popoli: Al Sacrario del Pocol e al cimitero austriaco del Monte Piana ci siamo fermati per non dimenticare. Per noi oggi questa celebrazione significa fratellanza profonda che non guarda ai nemici d’allora come ad avversari ma come fratelli che hanno donato la vita per le rispettive patrie . Qui oggi ci sono anche gli alpini in armi ha continuato Perona è un immenso piacere vedervi con noi, perché quassù è iniziata la storia degli alpini, una storia di sacrificio e dolore ma anche di senso del dovere, sentimento che, 90 anni dopo, siete voi a mantenere anche nel modo in cui affrontate le missioni all’estero, in un’epoca storica dove spesso si parla di diritti e mai di doveri .

    Ringraziando poi quanti hanno lavorato per il recupero dei manufatti della guerra, Perona ha ricordato che il premio, assegnato la prima volta a Pieve di Livinallongo nel 1981, quest’anno assume una veste particolare perchè è il ringraziamento a quanti hanno voluto ridare alla montagna un volto che ricordi il sacrificio di quegli uomini e che non disperda parte della loro memoria .

    Si è proceduti quindi alla premiazione. In rappresentanza delle 39 Sezioni ANA premiate sono stati simbolicamente chiamati sul palco gli alpini della sezione di Treviso, che hanno recuperato i manufatti del Sass di Stria, ai quali è stata consegnata una pergamena e una targa ricordo. Sono stati inoltre premiati per la collaborazione nei lavori di recupero svolti nel corso degli anni il Comando Truppe alpine e il Comitato Cengia Martini, per i quali ha ritirato il premio il generale Bruno Petti, comandante delle Truppe alpine e Franco Fiorese, capogruppo ANA di Cortina.

    Il museo all’aperto di Sass di Stria è stato inaugurato con il taglio del nastro da parte del presidente nazionale Perona e dal rappresentante dei volontari austriaci Schuller, mentre fumate colorate sulle vette e la voce guida indicavano ai visitatori i luoghi dove si combatté. Una sostanziosa parte del lavoro svolto dagli alpini nel recupero dei manufatti è raccontato nel libro Con gli alpini sui sentieri della storia, curato dal Centro Studi ANA ed edito da Mursia. Il libro è stato presentato sabato pomeriggio all’auditorium di Arabba, al termine della cerimonia al monumento ai Caduti e della sfilata per le vie del paese. Sul tavolo dei relatori, moderati da Dino Bridda, il vicepresidente vicario dell’ANA e presidente della Commissione del Premio fedeltà alla montagna Marco Valditara, il consigliere nazionale Cesare Lavizzari e Lorenza Sala di Ugo Mursia Editore.

    Presenti in sala l’on. Franco Gidoni in rappresentanza del Ministero della Difesa e l’assessore del Comune di Livinallongo Leandro Grones. Il libro è nato raccogliendo e rielaborando le segnalazioni che i gruppi e le sezioni dell’ANA hanno inviato al Centro Studi. In principio era stato pensato come un piccolo opuscolo ha ricordato Cesare Lavizzari ma man mano che il materiale si aggiungeva ci si è accorti che era stato completato quasi tutto il fronte della Grande Guerra . Il percorso della memoria inizia dalla linea Cadorna lungo il confine italo svizzero, il gruppo dell’Adamello, delle Giudicarie e della città fortificata di Trento, l’Ortigara, il fronte dolomitico, le Alpi Carniche e il Monte Grappa.

    Le celebrazioni dell’ANA sono state anticipate il venerdì dall’esercitazione Falzarego 2008 . Nel suggestivo scenario delle dolomiti circa 300 alpini in armi sono stati impegnati nel superamento in cordate di numerose vie, in quella che è considerata la fase addestrativa di massimo livello per le truppe da montagna. Hanno tra gli altri assistito all’esercitazione il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito generale Fabrizio Castagnetti con il generale Petti e il generale Aleksey Maslov, comandante delle Forze terrestri della Federazione Russa e un plotone di allievi dell’Accademia militare di Modena.

    Al termine dell’esercitazione il generale Castagnetti, ha sottolineato che la Falzarego 2008 testimonia la serietà e la costanza addestrativa degli Alpini, soldati che operano spesso in condizioni ambientali e meteorologiche difficili: Le truppe alpine, grazie a questa formazione addestrativa, sono soldati che per cultura, rispetto per la natura, spirito di sacrifico e di gruppo con cui operano anche quando prestano servizio fuori dall’Italia, hanno meritato e meritano riconoscimenti anche da parte di altre nazioni, come recentemente è avvenuto nel teatro afghano, con particolare riferimento al distretto di Surobi .

    Nelle celebrazioni per il 90º della fine della Grande Guerra al Falzarego si sono incontrate le diverse anime della manifestazione: gli alpini in armi, che oggi perseguono con senso del dovere gli ideali di quanti un secolo fa combatterono la guerra, e l’ANA che ne esalta le gesta e il ricordo evitando che esso vada disperso. Tutt’attorno, un messaggio di pace e fratellanza tra i popoli.

    Ne sono stati un bellissimo esempio le celebrazioni di sabato mattina che l’Associazione ha organizzato al Sacrario del Pocol, al Sacrario germanico di Passo Pordoi, al Sacrario di Pian dei Salesei, al cimitero austroungarico di Monte Piana e al cimitero monumentale di Santo Stefano di Cadore, per rendere omaggio alle migliaia di Caduti della Grande Guerra di tutte le nazioni.

    Matteo Martin

    LE 39 SEZIONI PREMIATE:

    ASIAGO, BASSANO DEL GRAPPA, BELLUNO, BERGAMO, BOLOGNESE ROMAGNOLA, BRESCIA, CADORE, CARNICA, COLICO, COMO, CREMONA, DOMODOSSOLA, FELTRE, GEMONA, GORIZIA, LATINA, LECCO, LUINO, MAROSTICA, MILANO, MONZA, NOVARA, PALMANOVA, PARMA, PORDENONE, SALÒ, SONDRIO, TIRANO, TORINO, TRENTO, TREVISO, UDINE, VALLECAMONICA, VARESE, VENEZIA, VERONA, VICENZA, VITTORIO VENETO, SVIZZERA.

    1 SACRARIO DI POCOL. Il Sacrario del Pocol sorge a quota 1.535, presso la rotabile Cortina Passo Falzarego, a pochi chilometri da Cortina d’Ampezzo. Costruito nel 1935 su progetto dell’ing. Giovanni Raimondi, il Sacrario è costituito da una massiccia torre quadrata, alta 48 metri, poggiante su un basamento a due piani. Vi sono custoditi i resti di 9.707 Caduti italiani, provenienti dai vari cimiteri di guerra del Cadore e dell’ampezzano, di cui 4.455 rimasti ignoti, nonché quelli di 37 Caduti austro ungarici noti, provenienti da vicini cimiteri di guerra. Nella cripta situata al centro della torre, in un monumento raffigurante il Fante morto , si trovano le tombe delle Medaglie d’Oro generale Antonio Cantore e capitano Francesco Barbieri, Caduti, il primo nella zona delle Tofane e l’altro presso Costabella. Nel piano soprastante si trovano le tombe di altre due Medaglie d’Oro, il capitano Riccardo Bajardi, caduto eroicamente a Cima Sief e il tenente Mario Fusetti, eroe di Passo Stria. Le spoglie degli altri Caduti sono raccolte in loculi disposti lungo le pareti interne dei corridoi. All’ingresso della zona monumentale, due busti in pietra raffiguranti alpini di guardia tratti dal gruppo marmoreo del monumento al Generale Cantore di Cortina d’Ampezzo. Al centro del retrostante piazzale, c’è l’artistica fontana con l’effige del leone di San Marco, che si trovava in una piazza di Cortina; a destra del piazzale sorge la chiesetta costruita nel 1916 dagli alpini del 5º gruppo, quale cappella del vecchio cimitero di guerra. Le tavole in bronzo di un’artistica via crucis fiancheggiano la gradinata di accesso. Alla cerimonia era presente il Labaro dell’ANA, scortato dal presidente nazionale Corrado Perona e dal comandante delle Truppe alpine gen. Petti, la Fanfara della Julia e un picchetto d’onore del 7º Alpini. Presso il sacrario sono state deposte due corone, da parte dell’ANA e delle Truppe alpine, al suono del Silenzio.

    2 SACRARIO GERMANICO DI PASSO PORDOI. Sorge a quota 2.239 metri, poco ad est del Passo, sulla strada delle Dolomiti. Il complesso monumentale comprende un torrione a pianta ottagonale con un largo basamento circolare a due ripiani. Nella Cripta centrale sono stati raccolti, in una tomba comune, i resti di 454 Caduti germanici e di 8.128 Caduti austro ungarici provenienti dai vari cimiteri di guerra. Nei ripiani esterni sono invece tumulati, in tombe singole o binate, i resti di 842 Caduti della Wehrmacht della 2ª guerra mondiale, provenienti dai cimiteri della zona di Belluno. Alla cerimonia al Sacrario erano presenti 7 vessilli sezionali e 10 gagliardetti dei gruppi.

    3 SACRARIO DI PIAN DI SALESEI (COL DI LANA). Si trova nell’alta valle dei Cordevole, lungo la rotabile che da Caprile, per Digonera, si innesta a valle di Pieve di Livinallongo, nella statale n. 48 delle Dolomiti. Vi sono raccolti i resti di 704 Caduti noti, tra cui 19 austro ungarici, e 4.705 rimasti ignoti. Il Sacrario è stato costruito nel 1938 su progetto dell’architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni, in sostituzione dei vecchio cimitero di guerra che esisteva in quella zona, ai piedi del Col di Lana. Visto dall’alto della strada delle Dolomiti, il Sacrario appare come una grande croce sormontata dalla vecchia chiesetta alpina che già esisteva nel vecchio cimitero di guerra. Nella costruzione, in muratura, sono disposti, in file sovrapposte, i loculi chiusi da lastre di marmo verde con incisi il nome e il grado di ciascun Caduto. Alla cerimonia erano presenti 4 vessilli e 20 gagliardetti dei gruppi e il sindaco di Livinallongo Giovanni Pezzei.

    4 CIMITERO MONUMENTALE ADRIANO LOBETTI BODONI DI S. STEFANO DI CADORE. Il cimitero militare, intitolato al sottotenente Adriano Lobetti si trova in prossimità dei cimitero comunale. I Caduti riposano in tumuli contraddistinti ogni 5 da un monumento in marmo con incisi i nomi. In fondo al viale principale centrale, una piccola Cappella votiva con affreschi. Nel cimitero sono stati raccolti 845 Caduti italiani, 79 austro ungarici, 5 cecoslovacchi, un somalo e 9 soldati ignoti provenienti dai cimiteri delle zone dell’alto Cadore.

    5 CIMITERO AUSTRO UNGARICO DI MONTE PIANA. Nell’area di Carbonin, tra le cime di Lavaredo e Dobbiaco, coperto alla vista da una fitta abetaia, sorge il cimitero austro ungarico, segnato da 1.300 croci nere sul terreno erboso. I Caduti sono in prevalenza austriaci, ma vi riposano anche soldati ungheresi, cechi, slovacchi, sloveni, croati e russi (questi ultimi erano prigionieri di guerra adibiti a lavori di supporto alle forze austro ungariche). Alla deposizione di una corona era presente il Labaro dell’ANA, scortato dal presidente nazionale Corrado Perona con alcuni consiglieri nazionali e dal comandante delle Truppe alpine gen. Petti, la Fanfara della Julia e un picchetto d’onore del 6º reggimento alpini.

    Pubblicato sul numero di settembre 2008 de L’Alpino.