Adamello: un pellegrinaggio lungo 40 anni

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    Centinaia di alpini al rifugio Garibaldi, in 4.000 presenti alla Messa di domenica a Temù, trasmessa in diretta TV.

     

    di Matteo Martin

    Il pianoro della valle del Venerocolo, durante la cerimonia al rifugio Garibaldi.

    Lo scorso 25, 26 e 27 luglio gli alpini si sono dati appuntamento sui monti dell’Adamello per ricordare i Caduti della Guerra Bianca. Lo splendido anfiteatro del Venerocolo, di quella che anticamente era chiamata Valle dei Diavoli, è stata la méta di oltre 1.000 penne nere. Tre le colonne che dal versante camuno e trentino sono salite tra venerdì e sabato al Rifugio Garibaldi, a quota 2.550, per assistere alla S. Messa, concelebrata dal cardinale Giovanni Battista Re, dalla medaglia d’Oro al V.M. mons. Enelio Franzoni e dai cappellani alpini presso la chiesetta della Madonna delle Nevi, progettata dal capitano Ciro Rossi ed eretta nei pressi del rifugio nel 1917 dagli alpini che su queste vette combatterono.
    In un abbraccio ad alta quota si sono incontrati giovani e veci, ma anche tanta gente: amici delle penne nere, escursionisti e amanti della montagna.
    Attorno all’altare della chiesa oratorio svettavano i vessilli delle sezioni di casa: Vallecamonica e Trento, con i rispettivi presidenti Gianni De Giuli e Giuseppe Dematté, affiancati da quelli delle sezioni di Alessandria, Lecco, Milano, Monza, Varese e Vicenza; oltre un centinaio i gagliardetti. Immancabile la presenza del Labaro dell’ANA, scortato dal presidente Beppe Parazzini con i consiglieri Gian Paolo Nichele, Fabio Pasini e Giorgio Sonzogni, il direttore generale dell’Associazione Luigi Marca e il tesoriere Edo Biondo. Tra le autorità il ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia, il sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu, il senatore Ivo Tarolli, il presidente della Provincia di Trento Lorenzo Dellai e
    il tenente generale Bruno Iob, comandante delle Truppe alpine. Accanto agli alpini era schierato il plotone dei Gebirgsjäger di Mittenwald, in Baviera, guidati dal capitano Mais Weber.
    Gli onori di casa sono stati fatti dai presidenti delle sezioni Vallecamonica e Trento, Gianni De Giuli e Giuseppe Dematté, i quali al termine della funzione religiosa hanno salutato le autorità che si sono avvicendate al microfono.
    Il ministro La Loggia, portando il saluto del governo, ha sottolineato il significato della sua presenza in Adamello: Gli alpini sono lo specchio dell’unità nazionale e, dalla Sicilia alle Alpi, abbracciano tutto il Paese con quello spirito di solidarietà e amicizia che vi caratterizza . Ha poi parlato della volontà di valorizzare le ricchezze della montagna, un messaggio di cui l’Italia si è fatta portavoce e che, grazie anche alla cooperazione degli alpini e delle istituzioni italiane, è stato riassunto in un documento, definito nella sessione speciale della conferenza della FAO a Roma nel 2002 e recepito dalle Nazioni Unite, che hanno scelto l’11 dicembre di ogni anno come Giornata internazionale delle montagne .
    Un primo passo ha proseguito il ministro per far sì che la montagna sia il luogo di incontro, di pace e di comprensione tra culture e popoli diversi per alimentare una comune ricchezza .
    Ha quindi preso parola il presidente Parazzini che ha ricalcato il motivo guida dell’impegno dell’Associazione in questi ultimi anni: Il fatto che gli alpini si ritrovino a manifestazioni come quella in Adamello non è solo spettacolo e scenografia. Il rischio è che da parte delle istituzioni non venga capito il patrimonio che l’Italia possiede e che deve essere esportato in un contesto internazionale. È per questo ha proseguito Parazzini che noi alpini in congedo facciamo il tifo per le truppe impegnate nelle missioni all’estero. Certo, è vero che la storia cambia ed è altrettanto vero che bisogna prendere atto dei nuovi modelli di difesa, ma la difesa europea deve avere nel suo ambito un nucleo importante che deve essere quello dell’identità delle truppe alpine come specializzazione. Ed è questo un più che valido motivo per cui il reclutamento degli alpini deve essere conservato per il bene della comunità .
    L’intervento conclusivo è stato del presidente della Provincia Lorenzo Dellai, che ha parlato della sempre viva collaborazione tra le penne nere trentine e bresciane.
    Terminati i discorsi si è passati alla parte più disimpegnata della giornata. Al rifugio Garibaldi sono state allestite cinque tende da campo che hanno ospitato gli alpini al pranzo. E, si sa, che dopo una bella camminata in montagna il richiamo di un panino al salame e un buon bicchiere è veramente forte! Il pomeriggio è scivolato via tra incontri e tanta allegria, con la promessa di rivedersi l’indomani in valle, a Temù.

     

    Mentre era in corso la cerimonia in quota, a Temù si ritoccavano gli ultimi preparativi per le celebrazioni che si sarebbero svolte in paese. Domenica era tutto perfetto: i Tricolori e le bandiere tese sui balconi e nelle strade, un’aria mista di solennità e di festa e gli alpini che dalla piazza centrale percorrevano i vicoli del paese vecchio per raggiungere l’ammassamento in via Adamello.
    Ad aprire il corteo c’era la Fanfara della brigata Julia , seguita da un reparto in armi del 2 genio guastatori di Trento e dai militari tedeschi. Quindi le autorità, il Labaro dell’ANA e i vessilli: quelli già presenti alla celebrazione del sabato alla chiesetta, con i rappresentanti delle sezioni di Bergamo, Brescia, Cadore, Colico, Como, Piacenza, Udine e Bolognese Romagnola e della sezione Germania. Alpini e autorità hanno reso omaggio ai Caduti e alla guida emerita adamellina Sperandio Zani, nel cimitero del paese e, sfilando, hanno raggiunto il pianoro in località Saletti. In quattromila hanno partecipato alla S. Messa al campo, concelebrata dal cardinale Giovanni Battista Re, da mons. Enelio Franzoni e dal vescovo Maffeo Ducoli, funzione accompagnata dal coro ANA di Darfo Boario Terme e dalla fanfara della sezione Vallecamonica, e che è stata trasmessa in diretta tv sulle frequenze della RAI.
    Davanti all’altare una nutrita schiera di autorità: c’erano tra gli altri il sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu, il sindaco di Brescia Paolo Corsini e numerosi sindaci della zona, il prefetto Annamaria Cancellieri, il presidente della Provincia Alberto Cavalli, il presidente della Comunità Montana Giampiero De Toni, il presidente della fondazione Don Gnocchi mons. Bazzari, i tenenti generali Iob e Cicolin e numerose penne bianche tra le quali i generali Luigi Federici e Pasquale De Salvia.
    Dopo la Messa ad aprire i discorsi e a tenere gli onori di casa è stato il sindaco di Temù Corrado Tommasi. Quindi il presidente della sezione Vallecamonica Gianni De Giuli ha ricordato alcuni dei fatti salienti in 40 anni di pellegrinaggio, come la visita del Pontefice nel 1984 e ha ringraziato il cardinal Re e mons. Franzoni, da sempre vicini agli alpini. Alla cerimonia è intervenuto anche il comandante delle Truppe alpine, ten. gen. Bruno Iob, che ha portato il saluto dei 2.000 alpini impegnati nelle missioni all’estero. Il sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu ha parlato dei valori d’identità nazionale, di solidarietà e di sostegno verso gli altri che ha potuto apprezzare nei due giorni in cui è rimasto con gli alpini sull’Adamello e che l’ANA spera possa testimoniare nelle sedi istituzionali: Nel discorso di ieri ha detto rivolgendosi a Parazzini lei ha fatto bene a ricordare al ministro La Loggia e al sottoscritto il compito e il ruolo del Governo e delle Istituzioni che non possono dimenticare che gli alpini sono un’identità di ieri ma soprattutto sono una identità di oggi e del domani .
    Terminati i discorsi, il presidente De Giuli ha donato alle autorità una medaglia in ricordo del pellegrinaggio, opera dell’artista Ettore Calvelli.
    Dal prato, dove si è svolta la cerimonia, la gente ha iniziato a sciamare verso la piazza centrale di Temù. Ma in molti si attardavano in capannelli. Puntando l’indice nel cielo terso scrutavano la catena delle Alpi Retiche. E i monti dell’Adamello e della Presanella a cingere la vallata parevano chiudere il sipario di due belle giornate.

    (Fotoservizio di Guido Comandulli)

     

     

    Il ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia durante il suo discorso alla chiesetta dedicata alla Madonna delle Nevi, accanto al rifugio Garibaldi. Dietro a lui, mons. Franzoni, il cardinale Re, il presidente Parazzini, il prefetto di Brescia Annamaria Cancellieri e il sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu.