A un alpino pastore il premio Fedeltà alla Montagna

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    Consegnato in un paese in festa il premio più significativo della nostra Associazione. È Dino Silla, che abita nell’antico borgo di Scanno, nell’alta valle del Sagittario, in Abruzzo.

    DI CESARE LAVIZZARI

    Il Premio Fedeltà alla Montagna, dopo l’Adunata Nazionale, è la più importante e significativa manifestazione associativa. È naturale che sia così. In fondo è un tributo alla montagna e a chi continua a viverla. La montagna è la mamma degli alpini; tutti si sono formati ai suoi insegnamenti, soffrendo, imprecando magari, ma alla fine raggiungendo quella soddisfazione che solo dalla fatica trae origine e forza. Gli alpini in montagna hanno scoperto il segreto della serenità e ogni anno premiano chi custodisce questo segreto e ci ricorda che non si tratta di un sogno o di una fiaba, ma di semplice, disarmante realtà.

    La situazione delle nostre montagne non è rosea: da un lato valli abbandonate, boschi e pascoli che nessuno cura più, arti e mestieri antichissimi scomparsi e ridotti ad immagini da museo e dall’altro pochi centri addirittura troppo sviluppati e letteralmente violentati da un turismo becero e chiassoso che non ha rispetto per niente e per nessuno, tanto meno per la montagna, per i suoi ritmi, colori, sapori e dove anche le tradizioni più care e sacre vanno perdendo il senso profondo del gesto, confondendosi con attrazioni da baraccone. In questo quadro che senso può avere conferire il Premio Fedeltà alla Montagna?

    La risposta è assai semplice, come semplice, del resto, è lo spirito dell’Alpino: il senso della speranza. Esistono ancora realtà a misura d’uomo dove la regola è il rispetto per la montagna e le sue leggi. Tutto ciò diventa assai chiaro nell’antico borgo di Scanno, nella forte e gentile terra d’Abruzzo. Il paese (mt. 1050) si affaccia nella alta Valle del Sagittario ed è arroccato su uno sperone di roccia. Un dedalo di stradine ripide, con scalinate antiche e passaggi stretti tra case addossate l’una all’altra quasi a proteggersi e sostenersi a vicenda. E in questi piccoli viottoli le donne sedute fuori dalle porte a lavorare al tombolo o a intrecciare paglia.

    Facce segnate dal tempo e dalla fatica ma che esprimono con forza tutta la serenità che hanno nel cuore. E i bambini: tanti e chiassosi e i giovani. Un paese vivo, insomma, che, tuttavia, ha rifiutato gli aspetti deteriori della modernità riuscendo a valorizzare la tradizione importante della quale è custode. Tra questi giovani un giovanissimo alpino, dalla faccia pulita, di professione pastore. Dino Silla, alpino del 9º Reggimento btg. L’Aquila (7º scaglione ’96), per vivere cura il gregge e trasforma in formaggio il latte prodotto. Utilizza ancora i gesti della tradizione. Lavora a mano. La mattina si alza presto e presto va a dormire la sera.

    Le sue giornate sono lunghe e faticose, ma sul suo viso non c’è traccia di sofferenza. Stupore, quello sì, per una festa che non comprende sino in fondo, ma sofferenza nessuna. Ama quello fa e non lo nasconde. Mostra con orgoglio la sua azienda e i prodotti del suo lavoro che maneggia con delicatezza e rispetto. Racconta con semplicità dell’amore per la vita del pastore trasmessogli dal nonno e dall’ambiente nel quale è cresciuto. Tutta la sua famiglia lavora con lui, ognuno ha i suoi compiti.

    I prodotti vengono venduti in un piccolo negozio del paese ma, a richiesta, vengono spediti ovunque, segno che non vi è alcun rifiuto della modernità, ma solo rispetto per un sistema di vita che è ancora scandito dalle stagioni e dal clima, ma è semplice e sereno e i suoi occhi lo confermano. Non servono le parole. Basta guardarlo in faccia. È quella serenità che deriva dall’accettazione della natura, dei suoi ritmi e delle sue leggi, pur dure che siano. E allora anche il freddo non è un nemico e la fatica non viene sentita come ingiusta schiavitù. L’orso o il lupo che possono attentare al gregge sono considerati pericoli inevitabili, ma non c’è traccia di rabbia nei loro confronti.

    Ci sono e si tratta solo di evitare che soddisfino le loro esigenze proprio sul gregge. Persino la morte, che in noi provoca un orrore disperato, qui è vissuta con tranquillità, come il segno del naturale divenire. Dino Silla è stupefatto che tanti alpini siano arrivati a Scanno solo per festeggiarlo, per stringergli la mano, addirittura per ringraziarlo di fare ciò che lui ama. C’è il Labaro dell’Associazione Nazionale Alpini scortato dal Presidente nazionale, da due vice presidenti e otto consiglieri nazionali; ci sono sedici sezioni e una moltitudine di alpini c’è il sindaco e il rappresentante dell’amministrazione provinciale tutti che sfilano per le vie del paese.

    C’è addirittura il vescovo. Anche il sole, nonostante le previsioni contrarie, ha voluto essere presente per i due giorni della manifestazione. Tutti parlano di lui e del suo lavoro. Dell’importanza che riveste e della speranza che fornisce in una società che ha smarrito il senso della quotidianità e la capacità di sognare e vivere i propri sogni con semplicità. Oggi tutti vogliono sempre di più, sospinti da un bombardamento mediatico che impone ideali e modelli preconfezionati che portano solo perenne insoddisfazione: la casa non è mai abbastanza accogliente, il lavoro mai abbastanza appagante e la ragazza non è mai abbastanza bella.

    E in questa società che si è perduta perché tutti cercano di vivere la vita di altri e non la loro, perché non hanno più sogni che siano veramente loro o non hanno il coraggio di vivere i propri perché in contrasto con quelli imposti dalla retorica ufficiale, Dino Silla è un’eccezione. Ma ci sono anche i premiati delle scorse edizioni che negli occhi hanno la sua stessa serenità, giovani o meno giovani. Parlano dialetti diversi ma compiono i medesimi gesti. E si comprendono. Senza parlare. Non serve. Sono uomini della montagna e la montagna è la stessa in Piemonte e in Abruzzo, in Trentino e in Veneto. E allora anche Dino non è proprio un’eccezione.

    È ancora tanta la gente che ha la capacità di accettare la vita con serenità, anche in montagna dove tutto è più difficile e faticoso. È ancora tanta, ma viene tenuta nascosta perché la serenità, per la retorica ufficiale, è semplicemente un ostacolo al modello di vita fasulla che viene imposto. Ma gli alpini questo modello l’hanno sempre rifiutato e con caparbietà si ostinano a individuare, premiare e sostenere chi vive, ama, rispetta e protegge un ambiente così vicino al cielo, dove tutto è poesia.

    La manifestazione finisce e Dino Silla torna al suo gregge, alla vita di sempre. Toglierà il vestito della festa e metterà l’abito semplice e pratico del pastore e continuerà a produrre i suoi formaggi e a guardare le sue pecore. E sarà sereno. Forse non saprà mai quale regalo ci hanno donato i suoi occhi. Quale speranza. Ma lo avrà fatto lo stesso. Perché è un figlio della montagna e in montagna non occorre dire cosa si fa, non occorre nemmeno capirlo sino in fondo. In montagna le cose devono essere fatte punto e basta. E Dino Silla le fa tutti i giorni.

    LA MOTIVAZIONE DEL PREMIO FEDELTÀ ALLA MONTAGNA

    L’Associazione Nazionale Alpini conferisce il Premio Fedeltà alla Montagna all’Azienda agricola Rotolo Gregorio & C. di Scanno (L’Aquila) diretta dall’alpino Dino Silla, con la seguente motivazione: Con grande amore per la propria terra e per gli antichi valori che derivano dalla tradizione locale, con dedizione e passione, i soci dell’Azienda Agricola Rotolo Gregorio & C. hanno saputo sviluppare una attività di allevamento di ovini e di produzione casearia di prodotti tipici della zona. Con il loro lavoro, hanno assicurato il recupero ambientale di un vasto territorio creando le condizioni per la permanenza in montagna dell’intero nucleo familiare. Con l’attaccamento all’ambiente ed alle tradizioni locali, comune a tutti gli insigniti con il Premio Fedeltà alla Montagna, i soci dell’Azienda Agricola Rotolo Gregorio &. C. hanno dimostrato grande unità di intenti nel raggiungere l’obiettivo comune ed una forte volontà di progredire, manifestando in tal modo il loro spirito alpino degno delle più alte tradizioni .

    Il presidente nazionale Corrado Perona

    Scanno (AQ), 25 settembre 2005

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