A proposito dell'amara considerazione

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    Rispondo alla lettera “Un’amara considerazione” di Alberto Croci, pubblicata sul numero di novembre. Ho visto anch’io la mostra a Moena, e posso dire che è stata un’ottima esposizione, storicamente corretta. Vi erano esposti cimeli di tutte le parti in guerra in Val di Fassa (compresi i russi, prigionieri degli austriaci) inoltre, all’ingresso, c’era un cannone da campagna 75/27, fatto dalla Vikers-Terni nel 1918, di proprietà delle “Civiche Raccolte” milanesi, dato oggi in comodato al museo di Rovereto poiché il museo di Storia contemporanea di Milano è stato smantellato per fa posto al museo della Moda (!).

    Cento anni fa i trentini erano sudditi dell’Impero austroungarico e ricordano la Grande Guerra soprattutto in riferimento al fronte galiziano (1914-1917), dove hanno effettivamente combattuto e sofferto. Sul fronte italo-austriaco, in particolare sopra Moena, combatterono uomini dell’Impero: austriaci, croati, ungheresi, bosniaci e Moena, per questi soldati, era paese di retrovia. Paese che, essendo sotto l’Impero, aveva come bandiera quella con l’aquila bicipite, non certo quella sabauda. Gli italiani, alpini e bersaglieri del gen. Faracovi, arrivarono a Moena solamente il 9 (e non il 4) novembre 1918! Per vedere bandiere italiane, si dovrà aspettare il 2018… naturalmente bandiere sabaude, come sarebbe storicamente ineccepibile.

    Andrea Bianchi – Milano

    In riferimento alla lettera “Un’amara considerazione” mi scuso se a Moena, alle rimostranze di Alberto Croci, vi siano state delle persone ignoranti o maleducate che non hanno saputo rispondere alle sue domande. Provo a farlo io. In Italia si ricorda il centenario della Grande Guerra dal 2015 al 2018; buona parte del Trentino lo fa anche nel 2014 per ricordare quegli 11.000 soldati mandati a morire in Galizia da quella che allora era la loro Patria, sotto una bandiera con l’aquila bicipite. Due righe per spiegare il concetto di Patria: nel monumento ai Caduti del mio paesino, una lapide bianca elenca i nomi dei soldati della Grande Guerra caduti combattendo per la gloria e l’ambizione di un Imperatore; partiti al grido di “Gott ist mit uns” e morti sacrificando la carezza di una madre, il bacio di una sposa, il sorriso di un figlio. Un’altra lapide bianca elenca i nomi dei soldati del secondo conflitto, caduti combattendo per la gloria e l’ambizione di un re e di un dittatore, partiti al grido di “Dio è con noi”. Da tempo gli uni e gli altri dormono insieme, e sono accanto al loro Dio, che non è austriaco né italiano. Quindi, rispetto e comprensione per noi trentini che dobbiamo commemorare, in ricordo dei nostri morti, due patrie diverse. Ma sul serio dovremmo sentirci “partigiani fanatici” quando preghiamo per i nostri bisnonni austriaci, e bravi cristiani quando preghiamo per nonni o zii italiani? Credo di no. Per il 2014 lasciateci vestire i nostri monumenti di bianco e rosso perché sapremo vestirli di bianco, rosso e verde dal 2015 in poi. Gentile signor Croci questa è la storia, forse a lei non piace, ma è la mia storia: è quella dei miei avi, dei miei nonni e genitori. E per me è una bella storia.

    Mariangela, moglie di un alpino Capriana (Val di Fiemme)

    È proprio vero che la verità è sinfonica. Per conoscerla bisogna sentire tutti gli… strumenti.