A Nava tra montagna e mare

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Era il 17 settembre 1950 quando venne inaugurato al Colle di Nava il cippo dedicato ai Caduti della Campagna di Russia. Il Capogruppo di Sanremo, Giuseppe Colombo, d’accordo con le Sezioni di Genova, Savona e Imperia lo volle in quel tratto di scarpata che affianca la Statale 28, al confine tra Piemonte e Liguria perché da lì parte la strada che porta al Monte Saccarello, estremo lembo d’Italia dopo il secondo conflitto mondiale quando la Francia e un plebiscito avevano ridisegnato i confini lasciando dall’altra parte mezzo popolo brigasco. 

Il generale Emilio Battisti era ancora internato a Lubianka, in Russia. Venne l’anno dopo e volle che quella poca terra fosse considerata sacra e dedicata alla divisione Cuneense in modo particolare agli alpini liguri e piemontesi che ne componevano l’ossatura e che il monumento rappresentasse il legame ideale tra le due regioni. Da allora sul muraglione alle spalle del cippo furono murate le lapidi delle Medaglie d’Oro al Valor Militare della Divisione e altre che riportano i nomi dei reggimenti e dei battaglioni che la composero. Nel 1980 i giovani della Sezione di Imperia ampliarono e restaurarono la chiesetta che era stata costruita nel 1958 a pochi metri dal cippo.

Dal 1983 la chiesetta custodisce i resti del generale Battisti. La prima domenica di luglio, per sessantotto anni, i reduci si sono incontrati quassù per ricordare e per raccontare. È domenica sera e il 68º raduno al Sacrario della Cuneense si è concluso da un po’. Qualcuno si attarda ancora per i lavori di sgombero. Qualche altro entra nella chiesetta per un ultimo saluto al Generale, ormai uno di noi. Sono gli ultimi atti di un lavoro che dura da mesi. Il nostro dovere di figli anche questa volta lo abbiamo fatto.

Si è parlato molto di “dovere” in questi due giorni, di dovere e di orgoglio delle tradizioni. Ecco, se c’è una cosa che rende orgogliosi gli alpini imperiesi, è il rigore che caratterizza questo raduno, un rigore che sa di antico perché è quello imposto dai nostri reduci ormai molti anni fa. La giornata di sabato, una di quelle che ti fanno stare con il naso per aria verso un cielo sempre più scuro, era iniziata nel primo pomeriggio con la riunione dei giovani del 1º Raggruppamento presieduta dal Consigliere nazionale Mauro Buttigliero.

Alle 18, dopo l’alzabandiera, il momento più toccante con la cerimonia di scoprimento della lapide alla Medaglia d’Argento al V.M. Albino Carbone, classe 1919, alpino marconista, che aveva perso un braccio in Russia. Albino è “andato avanti” l’anno scorso a maggio, un po’ prima del Raduno a cui non mancava mai. Il neo Presidente della Sezione di Savona Emilio Patrone ha letto la motivazione davanti ai parenti di Albino, al vice Presidente nazionale, Massimo Curasì, e a un buon numero di alpini con i gagliardetti. È domenica mattina.

L’umidità della notte esalta i profumi del bosco. C’è il sole e gli ultimi forzati del mare si affrettano verso l’agognata meta prima del blocco del valico imposto dalle nuove misure di sicurezza. Sono già tanti quelli che visitano la chiesetta. Si incontrano gli amici. Grande afflusso di penne nere all’ammassamento. Moltissimi i vessilli sezionali e i gagliardetti non finiscono mai. Tante le associazioni d’arma. Ci sono tutte le massime autorità civili, Prefetto di Imperia in testa e i militari. Molti i gonfaloni e le bandiere. Spiccano quello della Provincia di Imperia decorato di Movm e il Labaro dell’Unirr accompagnato dal Presidente Francesco Maria Cusaro. Il Nastro Azzurro è scortato del Presidente provinciale Antonio Brunetti, “medaglia d’oro vittime del terrorismo”. C’è anche l’alpino Aldo Meinero con la bandiera del Memoriale della divisione Cuneense. Il generale Marcello Bellacicco, vice comandante delle Truppe Alpine affianca il vessillo sezionale di Imperia. Più tardi riceverà la nomina di socio onorario.

In testa al corteo un lieto ritorno: la fanfara della brigata Taurinense che intona il Trentatrè. Segue il picchetto armato del 2º Alpini di Cuneo. A metà corteo sfila la fanfara sezionale Colle di Nava. Nella sua omelia asciutta e senza fronzoli ma piena di cuore, don Gigi Lauro, prete di strada si commuove a vedere gli alpini occupare il grande prato della cerimonia e lo dice. Ha imparato a conoscerli e a stimarli. Il coro Monte Saccarello anima la messa con la fanfara Colle di Nava ed emoziona con quel canto struggente che è “Io resto qui”, ultimo pensiero di un Caduto durante la ritirata.

Il reduce Leonardo Sassetti della Sezione di Savona recita la Preghiera dell’Alpino. Iniziano gli interventi. Tocca a me e come alpino, come Presidente della Sezione ricordo che Nava è un pellegrinaggio dove si viene per onorare la memoria di chi non è tornato e rendere omaggio ai reduci che sono qui per ricordare i compagni caduti, nonostante l’età. Il generale Bellacicco ha parole di stima e ammirazione proprio per questi nostri veci.

Il vice Presidente nazionale Massimo Curasì porta i saluti del Presidente Favero soffermandosi sullo spirito che anima chi arriva qui, in questo luogo sacro. Tocca al Presidente nazionale emerito Beppe Parazzini l’orazione ufficiale che pone l’accento sulla parola dovere e sul fatto che i giovani non ne conoscano più né l’importanza né il significato. Denuncia una mancanza di disciplina cui il servizio di leva ormai sospeso, là dove non avevano provveduto la famiglia e la scuola, in qualche modo sopperiva. E chiude: «Noi alpini siamo orgogliosi di essere così come siamo; di organizzare le nostre manifestazioni e i nostri raduni sempre con lo stesso rituale perché così deve essere.

Nava è uguale da sessantotto anni e tale deve rimanere». Poi è l’onore ai Caduti al cippo e alla tomba del generale Emilio Battisti dove si è schierato il picchetto del 2º con i reduci accompagnati dai Giovani dell’Ana. La fanfara della brigata Taurinense intona la Canzone del Piave. Viene deposta la corona offerta dal Gruppo di Riva-Santo Stefano. Sfumano le note del Silenzio. Lenti risuonano trenta rintocchi della campana.

Enzo Daprelà
presidente.imperia@ana.it