A Brescia per Nikolajewka

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    Belogorje, Novo Kalitva, Opyt, Sheljakino, Warvarovka, Romanchovo, Scororib, Nowo Karkowka, Valuiki, Nikitowka, Arnautowo, Nikolajewka: sembra una giaculatoria, la formula magica con cui uno sciamano vuole chiamare a raccolta gli spiriti e invece è un rosario di morte e di speranza insieme, di muta disperazione e di eroismo, il cui esito ultimo, ce lo dice la storia, sarà una dura disfatta da leggere, però, come una grande vittoria. Qualcuno, forse non a torto, l’ha definita “un’avanzata all’indietro”, altri l’hanno definita una “salutare presa di coscienza della follia collettiva” che aveva portato i nostri governanti a seguire un pazzo.

     

    I dietrologi più fini si lasciano sfuggire parole come: “… petrolio, Caucaso…” cui fanno seguire una scrollatina di testa a significare che loro, il padre di tutti i mali, lo conoscono. Punti di vista! Il fatto è che ci sono episodi, e Nikolajewka è uno di quelli, che col trascorrere degli anni vedono aumentare la loro incisività, per i valori di cui sono pregni, per l’efficacia del loro significato, come a ripeterci continuamente che non possono e non devono essere dimenticati.

    Alcuni reduci, una volta tornati a baita chiusero per sempre la bocca sui loro patimenti, sulle loro ferite nel corpo guarite del tutto o sommariamente, in qualche modo passate, ma soprattutto su quelle dell’anima, molto più orribili. I soldati cadevano ad uno ad uno, interi reparti furono completamente annientati in una sacca senza via di uscita, per di più incalzati dai soldati russi, baldanzosi per i risultati e più adatti a sopportare quel freddo perché meglio equipaggiati. Si trascinavano a piedi, nella neve alta dove si affondava, oppure in quella dura, dove l’equilibrio diveniva precario, sferzati dal freddo pungente e dal gelo che, se di giorno saliva a meno 25º, di notte scendeva sotto i 40.

    Tutto gelava, perfino il respiro. Avanzavano verso casa spinti dalla voglia di non soccombere, perché chi si fermava era perduto, chi cadeva difficilmente riusciva a rialzarsi e restava così, in attesa della morte… Davanti alle testimonianze dei pochi reduci ancora in vita si comprende d’essere di fronte a testimoni di una vicenda rimasta tale e quale, che nemmeno lo scorrere del tempo ha scalfito. Quello che hanno visto e vissuto è lì e non si discute. Eppure ci si accorge che questi reduci si sono dati un compito più gravoso a cui nessuno si è sottratto: permettere che il sacrificio dei loro compagni non rimanesse vano.

    Che altro avrebbero potuto fare per rendere giustizia a quelli non più tornati, morti nei mille modi che quella terribile guerra ha loro riservato? Nikolajewka non fu certamente una vittoria tattico-militare, ma di sicuro fu una vittoria del cuore, della volontà, della solidarietà, della disperazione, della voglia di tornare a baita, contro tutto e contro tutti. E quelli che sono tornati sono vissuti anche per i loro compagni.

    Il 23 gennaio 2016 a Brescia si celebrerà il 73º anniversario di Nikolajewka, un nome tanto conosciuto nel mondo alpino, quanto piccolo e sperduto paese nella realtà. I reduci ancora in vita che giungeranno a Brescia, li vedremo portare la mano al cappello per salutare le bandiera russa e quella italiana mentre salgono sul pennone. Si guarderanno negli occhi sussurrando il nome di uno che l’anno passato era seduto lì con loro e ora ha raggiunto i suoi compagni. E scrutando i loro visi sarà come se dicessero a ognuno di noi, con mitezza, come solo loro sanno fare: «Mi raccomando, il testimone ora lo passiamo a voi».

    Domenico Castelnovo


    23 GENNAIO 2016

    Ore 14, cerimonia commemorativa alla Scuola Nikolajewka: onori ai gonfaloni della città e della Provincia di Brescia e del Comune di Rezzato che ospiterà l’adunata sezionale nel 2016; alzabandiera, russo e italiano; onori al Labaro dell’Ana; deposizione di fiori alla lapide dedicatoria con offerta dei ceri; commemorazione ufficiale. Parteciperanno alla cerimonia la fanfara Tridentina della Sezione di Brescia ed un picchetto in armi. Ore 15,30 onori ai Caduti in piazza della Loggia, saluto del sindaco e del rappresentante delle Truppe Alpine. Ore 16 sfilata da piazza della Loggia a piazza Paolo VI; ore 16,30 Messa nella cattedrale concelebrata dai cappellani militari. Ore 18, momento culturale presso la sede sezionale (via Nikolajewka,15); ore 20 cena ufficiale presso la Scuola Nikolajewka.

    Nell’ambito della manifestazione si terranno alle ore 10, in contemporanea, i tradizionali incontri con gli studenti alla Scuola Media “Divisione Tridentina” (via Bagatta 6), dove sarà presente la fanfara alpina Tridentina della Sezione di Brescia e alla scuola media “Pascoli” (via Repubblica Argentina 3), dove interverrà il coro Alte Cime.